Il carcere di Santo Stefano è uno splendido orrore silenzioso.
Una scatola abbandonata piena delle storie e delle vite dei suoi ergastolani.
Narrano che in questo luogo di orrori siano entrati detenuti usciti solamente per raggiungere il vicino cimitero degli ergastolani, nel quale, tra tanti, riposa(erebbe) anche l'anarchico Gaetano Bresci, misteriosamente morto "impiccato" benchè sottoposto ad un regime severissio di guardia costante a vista.
Ma ci sono anche gli altri, i detenuti innominati o sconosciuti, quelli i cui corpi non venivano richiesti dai parenti, che li avevano già sepolti (non a caso Settembrini ne riferiva come "la tomba dei vivi") per non infangare le famiglie di provenienza.
Dall'omicida seriale, al piromane chiamato Nerone fino all'uxoricida passionale.
Un luogo di correzione che vede la luce con l'arrivo di un grande Direttore "Illuminato" Eugenio Perucatti che crede fermamente nel fine rieducativo della pena.
Affida il più piccolo dei suoi figli all'ergastolano Pasquale (che se ne occuperà con affetto e dedizione facendogli preparare ogni giorno un panino con la forma di un animale diverso per colazione) realizza opere di manutenzione e ristrutturazione, porta nell'isola l'elettricità; riprende le carte di diversi processi "sommari" o indiziari per verificare la possibilità di far modificare la pena di detenuti innocenti; riesce a far ottenere a 4 ergastolani la grazia, crea un sistema innovativo, creativo, e soprattutto umano.
Il Direttore adotta provvedimenti severi contro le guardie carcerarie che sono solite ristabilire l'ordine con metodi punitivi, secondo il principio che alla barbarie si risponde con gli strumenti della civiltà.
Questo il suo pensiero:
“... fervido saluto che è anche un fervidissimo augurio per me e per voi tutti; augurio
per la vostra salvezza; salvezza morale, salvezza spirituale innanzitutto [...] Voi sapete
che vi è una parte della società umana, una parte degli uomini liberi – più o meno
onesti – i quali ritengono giusto e vorrebbero la massima afflizione di coloro che hanno
trasceso il male, hanno provocato gravi ed irreparabili danni, si sono resi pericolosi.
Essi non credono neppure che sia trasceso a tanto male
possano ambire a raggiungere la salvezza morale e la
salvezza dello spirito.
Vi è un’altra parte della società, per fortuna la maggiore, la quale pensa
diversamente ed in tal senso ha anche ispirato le nuove leggi ed i nuovi regolamenti
[...] Tra questi uomini vi siamo noi, Funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria;
troverete anche me generoso, con piena dedizione, nell’espletamento del
programma di risanamento morale voluto dallo stato e dall’Amministrazione, nonché
di miglioramento delle condizioni materiali di tutti e specialmente del personale [...]
Avrete in ogni caso la mia comprensione, ma mai la mia pietà; avrete la mia
generosità, ma essa non sarà mai debolezza" (Così E. Perucatti, tratto da www.caritasroma.it).
Fino a quando l'illuminazione del Perucatti inizia ad adombrare personalità ministeriale di alto livello e a richiamare l'indignazione dei benpensanti pronti a tutto pur di accanirsi contro chi ha già perso tutto: i condannati.
E così, approfittando di un articolo "governativo" pubblicato su una testata a tiratura nazionale e della fuga di un detenuto, il Direttore viene trasferito in Puglia in un gerontocomio e la situazione di Santo Stefano torna ad essere forse ancora più triste di quella precedente all'arrivo del Perucatti.
Un libro ricordo del figlio del Direttore, Antonio Perucatti, evoca questa storia unica con mille particolari tragici ma anche ironici "Quel...criminale di mio padre" di Antonio Perucatti.
Le celle, le mura, il cimitero, tutto sembra essere portavoce di un passato immobile e lontano, eppure non è così.
Rimane ancora oggi l'angoscia del fine pena mai, ed un ordinamento che sopporta l'ergastolo ostativo che priva i detenuti di ogni forma di dignità e che li trasforma in "uomini ombra".
In questo buio brilla la storia di uno scrittore, detenuto da molti, troppi anni, che ha conseguito la laurea e pubblicato tre libri deliziosi in cui narra le avventure del suo alter ego libero zanna blu (che vanta la prefazione di Margherita Hack) e combatte contro quella che lui chiama "la morte viva" e lo stato degli "uomini ombra".
In particolare Carmelo sconta il cd ergastolo ostativo che voglio descrivere con le sue parole:
“Pochi sanno che i tipi di
ergastolo sono due: quello normale, che manca di umanità,
proporzionalità, legalità, eguaglianza ed educatività, ma ti lascia
almeno uno spiraglio; poi c’è quello ostativo, che ti condanna a morte
facendoti restare vivo, senza nessuna speranza.
Per meglio comprendere la
questione bisogna avere presente la legge 356/92 che introduce nel
sistema di esecuzione delle pene detentive una sorta di doppio binario,
nel senso che, per taluni delitti ritenuti di particolare allarme
sociale, il legislatore ha previsto un regime speciale, che si risolve
nell’escludere dal trattamento extramurario i condannati, a meno che
questi collaborino con la giustizia: per questo motivo molti ergastolani
non possono godere di alcun beneficio penitenziario e di fatto sono
condannati a morire in carcere.
L’ergastolano del passato, pur sottoposto alla tortura dell’incertezza, ha sempre avuto una speranza di non morire in carcere, ora questa probabilità non esiste neppure più.
Dal 1992 nasce l’ergastolo ostativo, ritorna la pena perpetua, o meglio la pena di morte viva.”
Il Tribunale di Sorveglianza di Perugia scrive di Carmelo: (…)
l’impegno del detenuto verso forme di partecipazione alla vita
detentiva che denotano capacità espressive non comuni e la
determinazione dallo stesso dimostrata per promuovere una campagna di
informazione e di riflessione sul tema dell’ergastolo c.d. ostativo (
tendenzialmente perpetuo, salvo collaborazione con la giustizia), (…)L’ergastolano del passato, pur sottoposto alla tortura dell’incertezza, ha sempre avuto una speranza di non morire in carcere, ora questa probabilità non esiste neppure più.
Dal 1992 nasce l’ergastolo ostativo, ritorna la pena perpetua, o meglio la pena di morte viva.”
evidenziandosi a livello culturale, politico e giurisdizionale. (Ordinanza udienza del 6 ottobre 2011).
Il gruppo trattamentale del carcere di Spoleto ritiene sussistere:
- Una prevalenza di aspetti positivi. Concretamente coinvolto in tutte le iniziative ricreativo-culturali organizzate. Per il particolare impegno mostrato lungo tutto il percorso di studi, ha ricevuto un encomio in data 19.05.2011 e uno in data 24.05.2010 per l’impegno mostrato nel corso di una rappresentazione teatrale. La partecipazione a vari concorsi letterari in ambito nazionale ha prodotto note di apprezzamento, riconoscimenti e premi da parte di esponenti della comunità esterna. Recentemente il Musumeci ha pubblicato un suo racconto all’interno di una antologia intitolata “Racconti da carcere”, pubblicata dalla Arnoldo Mondadori Editore. Sensibilmente interessato a tematiche di carattere sociale, egli si relaziona da tempo con diverse associazioni, vicine al “sistema Carcere”. Dimostra un grande interesse per i temi di rilevanza sociale e per le problematiche legate all’esperienza detentiva. Il detenuto ha da tempo avviato un percorso di revisione critica non manipolatorio né riduttivo: certamente favorito dallo studio delle materie giuridiche, da una diversa consapevolezza del concetto di legalità, dalla disponibilità ad azioni riparatorie all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, da un forte investimento positivo verso gli affetti familiari. (…)
Giudizio di affidabilità individuale
- Una prevalenza di aspetti positivi. Concretamente coinvolto in tutte le iniziative ricreativo-culturali organizzate. Per il particolare impegno mostrato lungo tutto il percorso di studi, ha ricevuto un encomio in data 19.05.2011 e uno in data 24.05.2010 per l’impegno mostrato nel corso di una rappresentazione teatrale. La partecipazione a vari concorsi letterari in ambito nazionale ha prodotto note di apprezzamento, riconoscimenti e premi da parte di esponenti della comunità esterna. Recentemente il Musumeci ha pubblicato un suo racconto all’interno di una antologia intitolata “Racconti da carcere”, pubblicata dalla Arnoldo Mondadori Editore. Sensibilmente interessato a tematiche di carattere sociale, egli si relaziona da tempo con diverse associazioni, vicine al “sistema Carcere”. Dimostra un grande interesse per i temi di rilevanza sociale e per le problematiche legate all’esperienza detentiva. Il detenuto ha da tempo avviato un percorso di revisione critica non manipolatorio né riduttivo: certamente favorito dallo studio delle materie giuridiche, da una diversa consapevolezza del concetto di legalità, dalla disponibilità ad azioni riparatorie all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, da un forte investimento positivo verso gli affetti familiari. (…)
Giudizio di affidabilità individuale
Cosa è l'ergastolo ostativo?
E' una pena senza fine che, in base all'art. 4-bis
dell'ordinamento penitenziario di cui alla legge n. 354 del 1975, nega
ogni misura alternativa al carcere e ogni beneficio penitenziario a chi è
stato condannato per reati quali, ad esempio, l'associazione a
delinquere o per l'esecuzione o la partecipazione a vario titolo a un
omicidio.
I condannati all'ergastolo ostativo lo descrivono come una pena - ricatto per chi non vuole barattare la propria libertà con la libertà altrui.
Una pena meno "conosciuta" del 41 bis ma per certi versi più atroce, perchè spegne l'unica speranza che muove la vita di chi è condannato a scontare un lungo periodo di detenzione.
L'ergastolo ostativo è una vergogna del nostro ordinamento e costituisce l'ennesima falla di un sistema che è incapace, come sempre, di essere espressione dei principi di diritto universalmente riconosciuti.
Se volete "parlare"con Carmelo di seguito il Suo sito, www.carmelomusumeci.com, anche per sentire parlare della sua dolcissima zanna blu che esce dal penitenziario e rappresenta il suo sguardo immaginario nel mondo.